Esiste una mitologia piuttosto ricca e un’anedottica sconfinata sulla burocrazia in quanto tale; indipendentemente dal paese in cui ci si trova. Esiste a sua volta una quantità enorme di pregiudizi sulle macchine statali e le rispettive disfunzioni dei paesi mediterranei, specialmente (rispetto alle mie esperienze) per l’Italia e per la Grecia. Persino l’apparato statale tedesco non manca, tra i suoi stessi cittadini, di una fama sinistra ed ostile. E sicuramente c’è del vero in ognuna di queste costellazioni e ovviamente anch’io sono foriero di pregiudizi e preconcetti in questa direzione.
Partendo da questa considerazione, è perciò facile immaginare quali fossero le mie aspettative di fronte alla prospettiva obbligata di dover iscrivermi all’ OAED, l’ufficio di collocamento greco, ovvero le stesse del mulo da frantoio, appena finita la fase della raccolta delle olive: pazientare e camminare in tondo e a testa bassa, queste le parole d’ordine.
Un mulo però, nonostante non goda di fama particolarmente brillante, è un animale intelligente, per cui anch’io – per l’occasione mulo, come un triestino- ho deciso di arrivare preparato alla tenzone con i famigerati impiegati pubblici ellenici, i veri ed unici colpevoli dello sfascio economico della Grecia e dell’ Europa (inutile sottolineare la vena sarcastica dell’ultima affermazione) e di informarmi anticipatamente (sento già in sottofondo lo stupore cavernicolo di un “oooooooh” prolungato).
BREVE EXCURSUS TECNICO
Vale però la pena di circostanziare ora, prima di continuare, quale fosse la mia intenzione finale e quale la motivazione si nascondesse dietro alla necessità di iscrivermi al centro per l’impiego greco: il trasferimento della idennità di disoccupazione dello stato tedesco in Grecia.
Detto così suona bizzarro, ma si tratta di un poco noto (ma nemmeno sconosciuto) diritto europeo: qualora infatti si abbia diritto nello stato in cui si sono versati i contributi regolarmente e per almeno 12 mesi (o 24? non ricordo, dal momento che li pagavo da oltre 6 anni), sussiste la possibilità legale e riconosciuta di incassarli in un altro paese europeo (facente parte della EU) ove si desideri cercare lavoro, per una durata di 3 mesi (talvolta con la possibilità di estendere questa per ulteriori 3 mesi). A tal fine sono necessarie, in estrema sintesi, due operazioni: la prima quella di ottenere dall’ufficio per l’impiego (nel caso tedesco dall’ Arbeitsamt/Jobcenter) il modulo europeo PD U2; la seconda è invece l’iscrizione -presentando il modulo PD U2 citato poc’anzi-al centro per l’impiego del paese in cui si intenda cercare lavoro entro 6 giorni lavorativi. Il secondo ufficio dovrà infine comunicare al primo del successo di tale operazione; fatto ciò, contenti tutti, e l’idennità di disoccupazione dovrebbe (al momento non posso non usare ancora il condizionale) essere pagata regolarmente (su questo tema ritornerò più dettagliatamente; vuoi mai che non possa aiutare qualcuno alla ricerca di informazioni).
FINE EXCURSUS TECNICO
Ma dicevo che talvolta la preparazione, più della fortuna, aiuta gli audaci; questo almeno per quel che riguarda la burocrazia…ergo ho fatto quello che un mentecatto qualsiasi al giorno d’oggi farebbe: ho cercato su un motore di ricerca molto conosciuto sotto un nome stupido di 6 lettere (11 verticale, Gigi Riva…questa è arzigogolatissima, fuori contesto e per esperti di vacua tuttologia: clicca qui per la soluzione).
E chi cerca, prima di trovare, ha il bisogno di trovare. Quindi ho cercato a lungo e, alla fine, qualcosa è saltato fuori: http://ow.ly/4n05Hw ; da questa pagina informativa nascosta nei meandri di uno dei milioni di siti ufficiali dell’Unione Europea o di qualche sua branchia ho dedotto che mi servivano pertanto due documenti prima di affrontare il centro per l’impiego di Atene: l’ΑΦΜ (A Fi Mi,ovvero l’equivalente del codice fiscale) e l’ AMKA (quello che dovrebbe essere il numero di previdenza sociale, tipo una matricola INPS).
E ancora una volta la ricerca ha portato i suoi frutti:
http://ow.ly/4n0cjF , ovvvero come fare l’ΑΦΜ (in inglese, (notare il nome del sito ;))
http://ow.ly/4n0cw9 ovvero come fare l’ AMKA (in inglese, dal sito ufficiale greco)
Dati quindi i pregiudizi di cui sopra e calcolando tempi biblici, ho pianificato la tenzone burocratica su due giorni. Il primo lo avrei dedicato a AFM e AMKA e il secondo, nella sua interezza almeno, all’ OAED…
Il primo giorno: AMKA e AFM
Il primo giorno sarebbe stato il lunedì; alcuni amici greci, prospettandomi il lunedi come il giorno peggiore per andare per uffici pubblici ad Atene, mi hanno convinto a cominciare le visite il prima possibile. Avevo deciso: alle 8.00, spaccando il minuto, sarei andato al KEP (Uffico del cittadino di quartiere). Non avevo tuttavia calcolato il fatto che mi sarebbe servita una dichiarazione giurata ( detta semplicemente Υπεύθυνη δήλωση, spesso nota come Ipeuthynh Dhlwsh o altrimenti amichevolmente chiamata Ipefthini Dilosi) che confermasse il mio domicilio e questa la poteva fare solo la mia coinquilina, Argyro, intestataria della casa in cui sono ospite per i primi mesi. L’ orario scelto da me sarebbe stato quindi un po’ ingiusto per lei; non aveva infatti riposato nel finesettimana ma aveva partecipato ad un laboratorio intensivo. Accordatici per le 9.30, quello alzatosi in ritardo sono stato poi io: …. (4 lettere, verticale; in bocca ad ogni veneto e in testa a tutti gli altri).
Fortunatamente il KEP si trova però a due passi da casa e verso le 10.00, dopo aver comprato i moduli prestampati per la simpatica Υπεύθυνη δήλωση e, non sapendo nè leggere nè scrivere, dopo aver fatto anche un paio di fotocopie della carta di identità, siamo arrivati alla fonte di ogni attesa, alla macchina emetti-numero-di-attesa-si-segga-e-aspetti-il-proprio-turno-seduto-se-trova-posto-ma-non-si-allontani-perchè-chi-va-arrosto–perde-il-posto: era il 37.
‘O Monaco (il frate), per la tombola napoletana.
Ma il numero dice poco se non confrontato con quello servito in quel momento. E la prima sorpresa fu proprio quella: era il 34 e mancavano solo 3 numeri al nostro turno. Neanche il tempo di dire che volevo registrarmi per l’AMKA, consegnare il documento di identità, e il solerte impiegato già aveva stampato il foglio col numero AMKA e un biglietto con scritto l’indirizzo per l’AFM, poco distante, a Pangrati, solo 20 minuti a piedi.
E allora, PAME! (andiamo, in greco)
Arrivati al secondo ufficio, un uomo venutoci incontro ci ha chiesto qual buon vento ci portasse da lui. Col mio greco, ancora semplice ma evidentemente comprensibile, gli ho spiegato che necessitavo dell’AFM. Sorpreso dal fatto che non lo avessi già, ho continuato spiegandogli che venivo dall’estero e mi ero appena trasferito. Alla sua domanda da dove venissi, ho risposto che venivo dalla Germania (pronunciato Ghermanìa). All’impiegato la mia provenienza non doveva aver risvegliato proprio un senso di curiosità; tornato infatti alla scrivania, senza guardarmi e senza troppe spiegazioni mi ha allungato un foglio, il modulo M1, da compilare. Il nome e i dati personali in caratteri latini, il resto in caratteri greci. Una faccenda da pochi minuti, ma abbastanza per creare una microcoda di tre persone, le quali per niente intimorite dalla mia presenza facevano comunque domande di ogni genere e per cui ero troppo impegnato per capirle.
Compilato e consegnato il modulo, la svolta.
Arrivato alla casella dove indicavo il paese di nascita, l’impiegato dopo aver letto ITALIA, si era trasformato. Non solo mi parlava in italiano (corretto e spedito), ma giustamente mi sottoponeva immediatamente ad un test di italianità su una materia universale: il calcio.
Dopo avermi chiesto perchè l’ Hellas Verona portasse seco il nome della Grecia (un assist per il più semplici dei gol), mi ha chiesto quali fossero i rappresentanti della legione ellenica a Roma (Manolas, Torosidis! E l’anno scorso? Pure Holebas!) a Udine (Karnezeis e Kone, ora però alla Fiorentina), a Verona (Moras) e al Genoa (Tachtsidis). Per fare un po’ di accademia gli ho pure snocciolato Lazaros Christodoulopoulos (ora alla Sampdoria) e, varcando i confini, Sokratis Papastathopoulos del Borussia Dortmund e Kyriakos Papadopoulos dello Schalke 04; ma a quel punto l’interesse da parte dell’impiegato era scemato; probabilmente anche per il fatto che nel frattempo, attorno a noi, dalle tre persone si era ora formato un capannello di gente che, quasi fosse il coro degli schiavi del Nabucco, intonava un “Va’ Pensiero” di differenti richieste in un continuo crescendo…concluso imperiosamente da un sonoro TIMBRO: la mia AFM pronta e bollata!
La prima parte era completata. E non erano nemmeno le 11.00. Ma il vero scoglio, lo ripetevano tutti, sarebbe stato l’ OAED. Lo avrei affrontato il giorno successivo…
[continua…]
Tasti utili come uno sbucciaverdure a batteria (visto in TV)